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Giochi antichi: il potere di creare un ricordo

Giochi antichi: il potere di creare un ricordo

Quali sono i giochi antichi della vostra infanzia e quale significato portano con loro? Vi racconto cosa è successo quando li ho rivisti A Casa di Dado.

 

Quando penso ai giochi antichi della mia infanzia, mi torna subito in mente palla prigioniera probabilmente perché speravo non avesse mai la meglio nella rosa delle scelte. Era troppo lontano dalle mie attitudini sportive e, poi, finivo di continuo per essere uno dei i componenti più scarsi della squadra.

Campana, sì. Quella mi piaceva.

In realtà, quando provo a ricordare tutti i giochi in cui mi dilettavo, mi sembra impossibile non riferirmi a essi come antichi. Non tanto per la mia età anagrafica, quanto per il fatto che pensare alla strada come palcoscenico dell’azione appare pressappoco anacronistico. Un esercizio di immaginazione, lontano anni luce da qualsiasi supporto elettronico.

Trottole, caleidoscopi, raganelle

Sorpresa! Sorpresa! A Casa di Dado, ho ritrovato i veri giochi antichi. Quei giochi che “antichi”, probabilmente, lo sono stati anche per mio padre. Trottole, caleidoscopi, il gioco dell’oca, yo-yo, animaletti trainati e la raganella.

Vi dirò di più.

Sono nata e cresciuta nella provincia di Lecce e due cose parlano d’estate: il mare e le feste di paese, quelle con le luminarie, le bancarelle delle caramelle e l’odore di zucchero.

Ecco, trottole e raganelle, per me, sono proprio quelle feste e mio nonno, che con la camicia profumata e i pantaloni buoni, a fine giugno ci portava a Galatina, il giorno di San Pietro e Paolo, alla prima messa della mattina.

Fuori ad aspettarci c’era puntualmente un camioncino pieno di trottole nelle più svariate dimensioni, ventagli rigidi col santino, animaletti da trainare con il bastone e raganelle.

Quest’ultime, le trenulequasi sempre ricoprivano la parte bassa del furgoncino e per via del loro suono matto e sordo finivano sempre nelle mani di mio fratello che sarebbe stato capace di maneggiarle anche per un’ora di seguito.

Producevano quel rumore perfetto per distrarci dal sonno della levataccia che entrambi accettavamo di sostenere solo per fare incetta di nuove trenule, nuovi yo-yo , nuove trottole. Le stesse cose che avevamo comprato proprio lì un anno prima.

Giochi semplici,  contenitori di immagini che sono tornate nitide solo sabato scorso, quando dopo anni in pochi istanti mi è parso di risentire l’odore del tabellone del gioco dell’oca e di lanciare i dadi che facevano muovere il ditale da cucito utilizzato come pedina.

A Casa di Dado ho risentito il rumore della trenula e tanto calore.

Forse i giochi antichi servono proprio a questo.

 

Roberta

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