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Racconti di Natale. “La Porporina”

Racconti di Natale. “La Porporina”

Siamo giunti al secondo appuntamento del giornalino con i Racconti di Natale. La parola passa a Virginia Vittozzi di Podobis che delizierà la nostra lettura con un racconto esilarante, carico di porporina.

 

Molti di voi hanno risposto al nostro invito alla condivisione e tanta generosità ci rende felici e soddisfatti di aver lanciato questa iniziativa.

Era proprio come immaginavamo, ognuno conserva nella mente un personale ricordo di Natale che ha il potere di risvegliare il bambino che è in noi in un battibaleno.

Oggi torniamo indietro nel tempo con il racconto di Virginia Vittozzi, creatrice del marchio Podobis e di giochi e pupazzi per bambini realizzati a mano.

Tutto quello che ci sentiamo di anticipare sul suo racconto è che potreste rischiare un mal di pancia da risata, come probabilmente è accaduto al suo cane.

Ma il resto scopritelo leggendo.

 

Quella polvere magica e scintillante chiamata “porporina”

Avevamo trascorso i 20 giorni prima di quella famosa vigilia di Natale a incollare, ritagliare, provare balletti, scrivere testi comici e naturalmente a inondare qualsiasi cosa ci capitasse a tiro di porporina.

Proprio quella polvere magica e scintillante che, secondo noi, rendeva fantastica qualsiasi cosa.

Io sono cresciuta insieme alle mie due cugine che ho sempre considerato come sorelle. Eravamo noi tre: Lavinia, Virginia e Miranda.

Quella sera, cioè la sera della vigilia di Natale, ci saremmo esibite per la prima volta in un grandissimo spettacolo teatrale creato da noi per i nostri familiari. Anche negli anni a venire avremmo continuato a farlo, redendolo così una tradizione. Quella prima volta, però, le cose non andarono esattamente come previsto.

La messa in scena durò circa mezz’ora e fu un gran successo, alla fine tutti applaudivano contenti e noi ci sentivamo come vere artiste. Eravamo eccitatissime e per ringraziare il pubblico pagante lanciavamo sulla piccola folla di parenti fiori finti e manciate di porporina rossa. Davvero tanta porporina.

Gli eventi che seguirono si svolsero così: in un salotto ormai completamente ingombro di vestiti di carnevale, coriandoli, e stelle filanti, si fece largo dalla cucina mia madre, in modo plateale, con in mano la grossa terrina del primo piatto. Giunta vicino al tavolo, scivolò sulla porporina e buttò tutto, ma proprio tutto, per terra!

A sua volta, mia zia, che voleva soccorrere mamma, fece uno scatto dalla sedia e trascinò dietro di sé la tovaglia, facendo cadere anche la seconda portata, con un gran frastuono di stoviglie, piatti e bicchieri che si frantumarono disastrosamente a terra. Eravamo tutti pietrificati, tranne il cane che cominciò a mangiare con gran foga per poi sentirsi male dopo cinque minuti e vomitare tutto sul tappeto del salotto e sul cappotto di zia Peppina.

Nel nervosismo generale, quella sera ci sgridarono e da star diventammo solo delle combinaguai. Ma dopo lo sconcerto iniziale, passammo la serata a ridere e a fare battute sull’accaduto gustando, con lentezza, solo gli ottimi antipasti rimasti miracolosamente intatti, perché poggiati sul tavolo accanto all’albero di Natale. I migliori che abbia mai mangiato!

 

 

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